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Giacomo Puccini
🇮🇹 Il 29 Novembre di 100 anni fa moriva Giacomo Puccini, musicista famoso in tutto il mondo. Forse non tutti sanno che ha soggiornato spesso a Vacallo (Svizzera). Qui c’è la foto che ho scattato davanti a quella che era la sua casa.
🇬🇧 100 years ago today, Giacomo Puccini, a world-renowned musician, passed away. Perhaps not everyone knows that he often stayed in Vacallo, Switzerland. Here’s a photo I took in front of what was his house.
Breve storia del web e del perché (spero) in futuro vinceranno le relazioni
Vi hanno sempre detto che il Web è gratuito e che potete accedere a miliardi di informazioni senza alcun costo. Vi hanno mentito.
Io stesso ad esempio per mantenere questo sito web devo pagare il dominio ed il servizio di hosting che ospita queste pagine. Per me è una sorta di hobby, mi piace ed in cambio non vi chiedo di pagare nulla. Il vostro unico “costo” è unicamente quello di investire un po’ di tempo nella lettura di quello che scrivo.
All’inizio Internet era proprio questo: un luogo dove istituzioni pubbliche, ricercatori e hobbisti pubblicavano pagine web per divertimento oppure mantenevano BBS, forum, partecipavano a mailing-list e pubblicavano i propri annunci su newsgroup più o meno di nicchia.
Poi sono arrivati i motori di ricerca che promettevano di organizzare le informazioni online in modo tale da rendere più fruibile il recupero di contenuti presenti nella rete.
A questo punto molti si sono accorti che, comparendo in cima alle ricerche, potevano avere più visibilità di altri e hanno iniziato a scrivere non soltanto per passione, ma anche per denaro (attenzione, non c’è nulla di male in questo!). Nascono i primi blog, i siti informativi ed iniziano a fiorire gli e-commerce. I motori di ricerca si rendono presto conto di avere in mano la chiave di accesso alle informazioni: per coprire i costi dei loro servizi ed iniziare a guadagnare, incominciano a privilegiare alcuni contenuti rispetto ad altri, inserendo delle pubblicità all’interno dei risultati delle ricerche e usando dei banner pubblicitari remunerativi. Ci guadagna l’inserzionista che vede aumentare il traffico sul proprio sito web e di conseguenza riesce a monetizzare i propri sforzi, ci guadagna il sito web che inserisce la pubblicità venendo pagato per il numero di click ed il numero di visualizzazioni del banner e ci guadagna il gestore del circuito pubblicitario che spesso è colui che intasca più soldi degli altri.
Ad un certo punto nascono i social network: promettono di metterci in contatto con i nostri amici, parenti e compagni di classe gratuitamente. Dunque perché non farsi un account e spammare i nostri contatti chiedendo di entrare anche loro in questi nuovi e bellissimi servizi? Man mano che diventano sempre più grandi questi social network iniziano a cercare modi per poter stare in piedi economicamente. In realtà non è molto difficile: conoscono già le vostre preferenze, i vostri dati anagrafici, i vostri amici, inoltre possono estrapolare informazioni da quello che postate e condividete. Le pubblicità non sono più generaliste, diventano mirate, targettizzate così che possiate comprare quel bellissimo ciondolo vintage tanto di moda o la pappa multivitaminica per il vostro gatto.
Ormai la transizione è completa: state passando dall’essere degli utenti del web a dei potenziali clienti da accalappiare in qualche modo.
Manca ancora qualcosa però.
Orientarsi tra tutte le proposte non è semplice ed i social network hanno creato dei super-utenti che sono seguiti da migliaia di follower. Perché non sfruttare la loro notorietà? Ecco che queste figure chiamate influencer entrano in scena. Le aziende capiscono che possono utilizzarli come dei moderni piazzisti. Fioriscono collaborazioni e link di affiliazione.
Come se non bastasse nascono nuovi servizi online che servono per gestire altri servizi che si poggiano su altri servizi. Fiorisce la “subscription economy”.
Ma non era tutto gratis?
Nel frattempo la tecnologia avanza ed arriviamo ai giorni nostri. L’Intelligenza Artificiale inizia a spuntare un po’ ovunque e per pagarne il costo (che strano eh???) ci sono altri abbonamenti da sottoscrivere e già si parla dell’inserimento di pubblicità a pagamento nelle risposte dell’Intelligenza Artificiale stessa.
Come abbiamo smesso di aprire un enciclopedia in formato cartaceo al posto di Wikipedia, presto smetteremo di navigare sul web visto che l’Intelligenza Artificiale ci consegnerà una risposta fatta e finita senza fare la fatica di andarci a spulciare qualche sito online.
Iniziano a tremare le fondamenta del web?
Un sito famoso come Badtaste ha da poco comunicato la cessazione delle proprie pubblicazioni dopo circa 20 anni.
Creare un Fake Influencer è un gioco per ragazzi, molti si stanno già cimentando anche in questo. Produrre contenuti tramite l’Intelligenza Artificiale è infatti semplicissimo ed il rischio ormai è quello di far generare dall’IA materiale sulla base di altro materiale precedentemente generato sempre dall’IA. In pratica stiamo entrando in un loop infinito di contenuti non pensati e generati dall’uomo.
Internet è finito?
Forse, ma credo che possiamo ancora fare in tempo a salvarlo. Coltivate relazioni con altri utenti, pubblicate contenuti vostri, pensate con la vostra testa, non uniformatevi e partecipate in modo personale ed unico alla rete.
Small Language Models
There is a lot of hype around LLM (Large Language Models), the technology behind artificial intelligence, but less interest in SLM (Small Language Models).
I think this is due to the fact that LLM can use cloud services to be used anywhere (you just need an internet connection).
But there are scenarios where there is no connection available or you want to avoid using the cloud for privacy reasons.
That’s why I believe Small Language Models is a very promising technology.
Think about small devices that can use specialized SLM to do things without being connected to the web. Another case study can be smartphones that use local artificial intelligence (on the device) without having to send their data to a cloud server.
Small Language Models can perform very specific tasks, providing people and companies with an off-grid solution.
It’s a very interesting technology and I’m very curious to see how it will be implemented.
Pay now and we'll see later
Recently, there has been a terrible trend in the tech industry: selling devices that WILL have great features. You pay them now, and they promise to bring you new functionalities in the future.
Rabbit R1, Humane AI Pin, Apple AI enabled features, Copilot+ PCs are only few examples of that.
It’s a shame that market is accepting this way of selling unfinished products.
Scegliere il giusto applicativo
Gli strumenti informatici sono sicuramente un potentissimo e valido aiuto per molte delle nostre attività quotidiane, possono aumentare la nostra produttività e semplificarci la vita.
Esiste però anche un “lato oscuro” di cui non si parla spesso.
Applicativi come Notion (non ce l’ho con loro, lo cito solo perché è un tool molto alla moda) consentono di gestire progetti molto complessi in maniera versatile e con grande libertà di configurazione.
Il fatto è che probabilmente al di fuori della vostra attività lavorativa sono strumenti che non sfrutterete mai appieno.
La conseguenza è che vi troverete sommersi da un sacco di opzioni / personalizzazioni / dati da inserire che dovrete gestire nel tempo.
Il rischio è quello di perdere più tempo nell’organizzazione del vostro sistema di quello che guadagnate dal suo utilizzo.
A me è successo più di una volta e da allora quando sento citati questi strumenti vado sempre con i piedi di piombo.
AI Browser's War
One browser to rule them all.
This seems to be a kind of mantra in the tech world. Companies have been fighting for browser supremacy since 1995 (eons ago, if we are talking about software).
The point is that your browser is your door to the Web.
Not surprisingly, browsers are now implementing Artificial Intelligence features into them so they can help you get information, article summaries, and more.
The price for this is likely to be our privacy and a major change in the way we use Internet.
Fostering an open social community
I’ve made a lot of small improvements to my blog recently.
I wanted to make my blog theme more personal and give people the opportunity to share my posts and leave comments.
There’s still a lot of work to be done, but for now I’m quite happy with the results.
I believe a blog is a public space where people can come and go freely, but I want them to feel at home anyway.
A cosy place they can return to whenever they want.
Building an open social community means giving people the opportunity to share and discuss ideas and thoughts.
I think the social web is based on building connections between people and individual blogs can play a huge role in that.
Cos'è il Web intenzionale
Pochi giorni fa ho scritto qualche breve riflessione su un tema che intendo approfondire ulteriormente ovvero ciò che ho definito Web intenzionale.
Il concetto è semplice, ma neanche troppo banale. Tutte le volte che siete voi personalmente a decidere di quali contenuti fruire sul web state applicando il concetto di web intenzionale.
Quando invece è un algoritmo / intelligenza artificiale a scegliere cosa proporvi state di fatto subendo una decisione che ha fatto quel determinato algoritmo per voi sulla base delle vostre preferenze passate o di una sua analisi interna dei contenuti al fine di proporvi la risorsa più pertinente.
Nulla di male, ma il risultato è che come utenti subiamo passivamente quanto deciso da un algoritmo governato da stringhe di programmazione inserite da un informatico probabilmente all’altro capo del mondo.
Quanti contenuti interessanti e di qualità rischiamo di perderci in questo modo?
Partecipare alle discussioni di un forum online è web intenzionale, scrivere sul vostro sito personale è web intenzionale, leggere dei blog che apprezzate è web intenzionale.
Ovviamente oggi è difficile poter fare a meno degli algoritmi, tuttavia è necessario essere consapevoli del loro ruolo nel modo con cui accediamo alla rete ed occorre tenere sempre a mente che in definitiva contribuiscono a formare le nostre idee e pensieri.
Intentional web
Some weeks ago I read an interesting blog post by Manuel Moreale about “The social web”.
Manuel correctly clarifies that being social on the web does not mean you are part of the social web and that there is also a lot of misconception around IndieWeb definition.
How can we define a human web where there is no algorithmic filtering and where we can deliberately be part of?
That is the web I’m arguing for. A web that is intentional, where what you consume is curated by you and you alone, where connections with others happen because you made the conscious effort to connect. And at this point, I don’t fucking know how to call that web. Maybe “personal web”? I guess I’ll go with that from now on. - Manuel Moreale · The Social Web
I think calling it “personal web” is still confusing because even algorithms are tailored to be personal.
That said I’ve decided to use the term “intentional web” from now on.
Intentional web is the web that YOU choose to interact with:
- Having your own website and blogging on it is intentional web;
- Surfing the web personally choosing online content is intentional web;
- Following sites with RSS is intentional web.
I want to be part of this kind of web.
re: I love getting older
A few days ago I came across an interesting post by Annie Mueller about getting older:
I remember having a conversation with my Dad right after I graduated college. So I was 22 and he was 52. I don’t remember what we were talking about but I remember when he looked at me and said, “You know, I still feel just the same inside as I did when I was 22.” - anniemueller.com
I was discussing the same thing with one of my colleagues last month and we came to the same conclusion, even though we’re getting older we feel the same as we did when we were much younger.
Probably our brain plays a big part in this, there are young people who seem old (not biologically but mentally) and other people who feel young even though they are in their eighties.
Is blogging a form of therapy?
I believe that blogging (writing) is a kind of good therapy.
You write things down and let your thoughts flow. When you are in a flow, words can come one after the other.
As I’ve written many times, I don’t write for an audience (though I’m very happy if you find my ramblings useful), but for the need to let my ideas flow freely.
Does that make sense to you?
How to set up Author Tags on Micro.blog
Thanks to Robb Knight’s explanation of how Author Tags work on Mastodon, I was able to activate them on my Micro.blog site.
Prerequisite: I’m using the Sumo theme, which has full support for Microhooks.
The process is very simple from the Micro.blog web dashboard: go to Design -> Open Theme -> New Template
Give the template this location and name:
layouts/partials/microhook-head.html
insert this code using your fediverse handle name instead of mine:
<meta property="fediverse:creator" content="@prealpinux@mastodon.uno" />
Well done, you’re ready to go!
Disclaimer: I tried to use multiple author tags, but there seems to be no support for them at the moment.
Domain names are not immutable
There are a lot of funny domain extensions you can use for your website today. Some of them are run by companies (like .blog), while others are country top level domains. Examples of country top level domains are .it for Italy, .us for the USA, .de for Germany and so on… Most of us might think that using a “national top level domain” is safer than using a domain completely run by a private company, but this isn’t entirely true.
For example the British goverment has recently approved the transfer of sovereignty of Chagos Islands to Mauritius. This means that .IO domains seriously risk to disappear in few years, as explained in this article.
Climate and political changes can put your domain existence at serious risk. It is always better to keep this in mind, especially if you choose an exotic domain name for your website (as I did several times).
New Blog Setup
As I just wrote on my jrn.sh blog, I’m trying to consolidate all my blog posts here on prealpinux.com.
There is a new slash page /subscribe where you can find all the feeds you can use.
For my 🇬🇧 English readers, I suggest you just add this one to your feed reader: https://prealpinux.com/categories/eng/feed.xml
If you speak 🇮🇹 Italian, please also add this one: https://prealpinux.com/categories/ita/feed.xml
Do you like photos? I’m on 📷 Pixelfed, but if you prefer I have a feed just for you.
You can also add micro-posts to your feed reader, but in this case it’s probably better for you to follow me on social networks, unless you’re a big fan of mine 🤣🤣🤣.
Casette dei libri
Da alcuni anni nella zona in cui vivo stanno prendendo sempre più piede le “casette dei libri”,
Sono un modo furbo per incoraggiare la lettura, la cultura e una sana economia circolare legata ai libri.
Io le frequento regolarmente per “depositare” libri letti che non mi interessano più e per “prelevare” libri che mi interessano.
Alcune regole di buona educazione per poter frequentare con profitto queste casette sono quelle di depositare pochi libri alla volta e portare a casa solo libri che intendete leggere nell’immediato.
Esistono anche vicino a voi? Le frequentate?
Il digitale non è eterno ma effimero
Ho trovato interessanti le riflessioni di Anna Havron nel suo blog Analog Office che prendono spunto dal recente blocco informatico mondiale dovuto a Crowdstrike.
Cloud, applicazioni, siti web, formati file, supporti di memorizzazione fisici ed apparati digitali sono soggetti a possibili rotture, cessazione di servizi, termine di supporto etc…
Per questo è importante, almeno per i documenti che riteniamo più importanti, avere un piano B che consenta di accedere a questi file anche nel caso qualcosa vada storto.
Non si tratta quindi di pensare solo a dei sistemi di backup, ma anche di utilizzare dei formati file che rimangano accessibili anche a distanza di molti anni.
La strategia di Anna Havron a molti potrà sembrare estrema, ma di certo rimane molto efficace:
For digital documents you want to keep for a long time, I suggest the Three P’s:
Plain text
PDFsAnd especially,
Printouts
Slop è il nuovo termine per descrivere contenuti non richiesti generati dalle intelligenze artificiali
Già diversi mesi fa scrissi qualcosa relativamente a come il web sarebbe cambiato con l’aumento sempre maggiore di contenuti generati dall’intelligenza artificiale.
Mi ero soffermato però sul fatto che le IA avrebbero sempre di più generato nuovi contenuti basandosi su materiale generato da altre IA creando una sorta di paradosso o loop generativo infinito di materiale digitale artificiale.
Da qualche tempo però diverse persone hanno iniziato a dare un nome a quella tipologia di contenuti generati dalle intelligenze artificiali che non sono stati richiesti dall’utente.
Simon Willison nel suo blog cita uno dei primi post su X a coniare il termine slop (brodaglia).
the way that “spam” became the term for unwanted emails, “slop” is going in the dictionary as the term for unwanted AI generated content
In pratica secondo Simon Willison si tratta di ragionare nello stesso modo con il quale è stato data una definizione al termine spam qualche decennio fa.
Dal momento che non tutti i contenuti promozionali si possono definire spam lo stesso si può dire per i contenuti generati dalle intelligenze artificiali.
Ma se il contenuto artificiale è generato senza essere richiesto e viene imposto a qualcuno, allora possiamo effettivamente iniziare ad utilizzare il termine slop.
Mastodon: usare gli operatori per la ricerca
Forse non tutti sanno che la ricerca su Mastodon è molto migliorata con le ultime versioni. Grazie all’utilizzo di operatori è possibile effettuare ricerche molto specifiche. Ad esempio se voglio vedere tutti i post in italiano scritti da me prima del 01/07/2024 che parlano di “fediverso” dovrò scrivere nella casella di ricerca:
fediverso language:IT from:me before:2024-07-01
PRO e CONTRO di utilizzare il proprio dominio come casella di posta elettronica
Il famoso servizio Skiff è stato appena acquistato da Notion ed ha annunciato la cessazione dei propri servizi entro sei mesi. Si tratta di una cattiva notizia per coloro che utilizzano servizi cloud alternativi e provider email rispettosi della privacy.
Al giorno d’oggi la casella di posta elettronica è tutt’altro che superata e rappresenta uno strumento di fondamentale importanza per registrarsi a vari siti web, recuperare credenziali, comunicare con privati, enti, istituzioni e servizi clienti delle aziende.
Siccome questa non è la prima volta (e non sarà nemmeno l’ultima) nella quale un famoso servizio email si trova a chiudere i battenti ho alcune brevi riflessioni che vorrei condividere con voi.
Un modo per tutelarsi dalla cessazione improvvisa di tali servizi è la possibilità di utilizzare il proprio dominio internet come casella di posta elettronica personale.
La questione è abbastanza dibattuta in quanto ci sono vantaggi e svantaggi. Ecco solo alcuni di quelli che mi vengono in mente.
PRO
- utilizzare un proprio dominio personale come email rende indipendenti da uno specifico provider;
- avete ampia libertà di gestione e potete in qualsiasi momento decidere di cambiare il modo in cui gestite la vostra casella di posta (o le vostre caselle di posta);
CONTRO
- se non avete un dominio personale lo dovete acquistare;
- dovete fornire i vostri dati personali al registro di dominio;
- utilizzando la casella email offerta da un servizio di hosting qualsiasi non otterrete un alto livello di privacy, per maggiore privacy dovreste utilizzare comunque un piano a pagamento di Proton Mail o Tuta che consenta di utilizzare il vostro dominio personale con tali servizi e per farlo dovrete anche “smanettare” con i DNS del vostro dominio (operazione non semplice per i non tecnici);
- utilizzare un dominio personale nella rete vi rende più identificabili rispetto ad uno generico utilizzato da migliaia di utenti (ad esempio info@mariorossi.ext è in un certo qual modo più riconoscibile rispetto a mariolino@proton.ext).
- bisogna ricordarsi ogni anno di rinnovare il proprio dominio personale per non farselo rubare da qualcun altro.
Insomma come avrete capito non esiste una soluzione univoca che vada bene per tutti, ciascuno deve valutare quale livello di privacy vuole avere e quanto rimanere (oppure no) legato ad un legato provider email. Anche la questione del budget finanziario e le proprie conoscenze in ambito tecnologico hanno il loro peso nella scelta da intraprendere.
E voi cosa ne pensate?
IA e proprietà intellettuale
Nei prossimi mesi il dibattito sulla proprietà intellettuale di quanto generato dalle IA continuerà sempre più insistentemente. L’addestramento di questi algoritmi utilizzando enormi moli di dati è di fondamentale importanza per renderli sempre più “intelligenti”, ma resta un punto estremamente critico in quanto se da un lato è vero che ciò che si trova sul web è pubblicamente accessibile dall’altro nessuno ha dato un consenso esplicito al trattamento di quelle informazioni che vengono scandagliate dall’intelligenza artificiale.
Inoltre il fatto che vengano usate immagini / testi potenzialmente coperti da copyright per generarne altri che non lo sono pone parecchie domande sulla liceità di tali creazioni.
La rielaborazione di informazioni effettuata da questi algoritmi è un processo simile a quello che gli esseri umani fanno da secoli, ma il confine tra processo creativo ed un nuovo tipo di “plagio automatizzato” è assai labile soprattutto se a farlo è una intelligenza artificiale che opera su larga scala e non un singolo essere umano.
Sarà interessante quindi capire come verrà inquadrata a livello giuridico l’attività di raccolta e rielaborazione delle informazioni da parte delle intelligenze artificiali.