Chatbot e documenti

Vedo che in moltissimi tutorial online viene suggerito quanto sia utile caricare documenti all’interno di chatbot come Gemini, Copilot e ChatGPT per poi svolgere delle analisi su tali documenti.
Quello che però non viene sempre ben chiarito è che “dando in pasto” documenti personali o aziendali a questi servizi se ne perde di fatto il controllo, in quanto l’addestramento dei chatbot stessi avviene anche grazie alle interazioni ed ai feedback degli utenti di questi servizi.
La semplicità di caricare un file e far svolgere al chatbot un lavoro noioso è molto allettante. Probabilmente lo è molto di meno ricordarsi che non stiamo utilizzando un nostro cloud privato e criptato, ma un chatbot che migliora grazie ai nostri dati.
Spesso inoltre tali servizi utilizzano server americani, nei quali proprio questi nostri file verranno analizzati dall’Intelligenza Artificiale. Lascio ad altri esperti parlare di cosa significhi in chiave GDPR, mi limito solamente a dire che caricare i propri dati personali, la lista dei nostri clienti o le strategie di vendita aziendali non è proprio il massimo.
Il mio consiglio è quello di valutare bene che tipo di documento state caricando sul chatbot, limitandovi (ove possibile) ad utilizzare file che sono già liberamente accessibili in rete.
Le alternative esistono e sono quelle di installare l’IA in locale, una opzione che può essere interessante soprattutto in ambito aziendale.

posts boosted