Recentemente ho scoperto il termine “flexitariano”.
A volte mi sembra d'essere un po' fuori dal mondo, specialmente quando scopro questi termini particolari che non ho mai sentito altrove.
Ma torniamo al termine flexitariano. Si tratta di una pratica alimentare che fa parte del semivegetarianismo, ovvero di coloro che cercano di diminuire il consumo di prodotti di origine animale senza eliminarli del tutto dalla loro alimentazione.
In particolare la dieta flexitariana o part-time vegetariana è un tipo di alimentazione prevalentemente vegetale che consente, solo occasionalmente, l'uso di cibi di provenienza animale.
In principio vi erano i blog. Poi con l'avvento di Facebook e degli altri social network molti blog furono abbandonati in favore di queste nuove piattaforme in cui condividere facilmente immagini, video, testi etc... Il successo dei social perdura ancora oggi tra vari problemi di privacy e di algoritmi.
Personalmente sto facendo il percorso inverso e cioè tentare di limitare l'utilizzo dei social in favore del blog.
Non è semplice ma posso già anticipare che tra i vari effetti positivi vi renderete conto di:
Recentemente si è parlato molto dei dati trafugati da Facebook e Linkedin tramite la tecnica dello scraping.
In realtà queste informazioni non sono state ottenute tramite degli attacchi informatici veri e propri contro queste piattaforme.
Semplificando al massimo possiamo dire che i dati personali di milioni di persone sono stati recuperati tramite tecniche particolari in grado di estrapolare tramite motori di ricerca o bot informazioni pubbliche rastrellate online, aggregandole e creando un enorme database contenente tutto questo.
Semplicità, interoperabilità, affidabilità e sicurezza sono le basi del nuovo standard chiamato Matter che sarà in grado di far interagire assieme dispositivi di produttori diversi all'interno delle smart home.
Creare uno standard “universale” è molto importante in quanto consente finalmente di poter gestire in modo semplificato i diversi apparati smart che sempre più prepotentemente stanno entrando nelle nostre case.
Il lavoro da fare è probabilmente ancora tanto, ma perlomeno un primo importante e concreto passo è stato intrapreso nella direzione di rendere questi dispositivi realmente più intelligenti e sicuri.
Gli algoritmi stanno diventando sempre più importanti nell'era dell'informazione connessa.
Decidono in modo automatico quali contenuti mostrarvi nella homepage di Youtube, quali canzoni suggerirvi su Spotify, quali siti inserire per primi nelle vostre ricerche su Google, quali post su Facebook, Twitter, Instagram farvi vedere.
Ovviamente ciò che viene mostrato dovrebbe essere pertinente ai vostri interessi (ma soprattutto a quelli della piattaforma e degli inserzionisti), ed è quindi per questo che è facile passare un sacco di tempo su queste piattaforme senza quasi rendersene conto.
Recentemente ho scoperto una nuova parola di cui non avevo mai sentito parlare: antropocene.
Questa la definizione estratta da Wikipedia:
L'Antropocene è una proposta epoca geologica, nella quale l'essere umano con le sue attività è riuscito con modifiche territoriali, strutturali e climatiche ad incidere su processi geologici.
Probabilmente sentiremo questo termine sempre più spesso data la crescente sensibilità nei confronti della sostenibilità ambientale.
Sicuramente la presenza umana modifica per definizione l'ambiente in cui vive.
Seaspiracy è un film / documentario pubblicato su Netflix nel marzo di quest'anno.
Questo docufilm controverso intende informare l'opinione pubblica su come e quanto lo sfruttamento commerciale dei mari stia producendo enormi ed irreparabili danni all'ecosistema marino.
Il documentario mostra scene molto crude e lascia intendere che vi sia una sorta di complotto per non far sapere quale sia il vero problema ecologico del pianeta: la pesca intensiva.
Personalmente non credo nei complotti.
Tra le tante cose che questo anno di pandemia ci ha insegnato c'è la riscoperta del territorio vicino a casa.
Perlomeno è quello che personalmente ho sperimentato.
Non che non conoscessi il mio territorio, anzi spesso assieme a mia moglie abbiamo girovagato per il paesi della provincia di Como e di quella di Varese visitando piccoli borghi e scoprendo storie, sentieri e perle artistiche poco conosciute.
Nell'annus horribilis del turismo e del viaggiare, tra lockdown e zone rosse riscoprire sentieri dietro casa è stato molto bello e mi ha fatto riflettere su quanta ricchezza il nostro territorio ha da offrire e che spesso non siamo in grado di apprezzare.
Trovo particolarmente bello avere uno spazio online al di fuori dei social nel quale scrivere di ciò che voglio (e quando voglio).
Scrivere mi aiuta a riordinare i pensieri, rilassarmi ed a mantenere una certa vena creativa.
Bastano poche righe per vederne gli effetti positivi.
Non sono mai riuscito a tenere un diario personale cartaceo ed un blog a pensarci bene è qualcosa di molto simile.
Il problema principale è quello di mantenere una certa costanza nel pubblicare i propri articoli.
Recentemente ho riflettuto parecchio su quanto stiano spopolando i servizi di streaming video.
Nel giro di pochi anni si sono letteralmente moltiplicate le proposte: Netflix, Prime Video, Apple TV+, Disney+, Discovery+, Now, Infinity, Tim Vision, Starzplay etc...
Una vera e propria giungla di abbonamenti che stanno riscontrando sempre più favore tra le nuove generazioni e contemporaneamente mettendo in difficoltà business consolidati come la pay tv via satellite.
In tutto questo cambiamento ho però notato un sempre maggiore appiattimento dell'offerta di queste piattaforme.
Ho visto solo recentemente il documentario Netflix che tanto ha fatto discutere lo scorso anno: The Social Dilemma.
Non ho seguito per nulla il dibattito online scaturito a suo tempo da questo docufilm anzi ho preferito attendere qualche mese prima di guardarlo per poter valutarne con calma i contenuti.
Devo dire che mi trovo molto in sintonia con il messaggio trasmesso da questo documentario e senza saperlo avevo già quasi totalmente eliminato la mia partecipazione ai social network.
Personalmente preferisco scrivere qualche minuto nel mio piccolo blog personale piuttosto che trascorrere ore ed ore incollato alle applicazioni social studiate apposta per massimizzare il tempo trascorso all'interno delle stesse.
Da quando ho ridotto la mia presenza nei social network sono riuscito a riappropriarmi del mio tempo ed ho iniziato a non sentire più la necessità di leggere e partecipare ad interminabili dibattiti online.
Ora riesco a dedicare più tempo alla lettura e trovo più naturale scrivere nel mio blog anziché all'interno di Facebook, Twitter, etc.
Ci troviamo tristemente ancora davanti all'ennesimo naufragio di migranti in rotta verso l'Europa.
Cadaveri. Non possiamo non indignarci di fronte alle immagini di corpi senza vita e nella sostanziale indifferenza / incapacità di nazioni ed istituzioni europee.
Persone. Donne, uomini, ragazzi e bambini in fuga da guerre e miseria in cerca di un futuro migliore.
Aiuto. Soccorsi che vengono effettuati dalle poche associazioni della società civile che non accettano queste stragi silenziose.
Ho recentemente letto un articolo che mi ha fatto riflettere su quanto siamo spesso portati (io per primo) ad utilizzare servizi web che propongono di aiutarci ad essere più produttivi.
Molte volte basta invece impegnarsi un poco per trovare soluzioni alternative.
L'articolo in questione è questo e parla di come l'autore abbia sostituito le applicazioni per prendere appunti (note-taking app) semplicemente aprendo una nuova casella di posta elettronica utilizzata unicamente per questo scopo.
Ultimamente sto trovando più piacere dallo scrivere sul blog che nell'utilizzare i social network (che ho praticamente abbandonato pur mantenendone gli account).
Personalmente mi sono proprio stancato delle infinite discussioni accese su Facebook e Twitter.
Persino Instagram ormai sta assumendo le caratteristiche di certe riviste patinate anni '90.
Preferisco (almeno per il momento) praticare questa sorta di distanziamento sociale online.
Penso di sì, scrivere e mantenere un blog è una sorta di hobby.
Si possono scrivere articoli brevi o lunghi a seconda degli argomenti preferiti.
Molti esperti di marketing rabbrividiranno alle mie parole, ma chiarisco che mi sto riferendo a blog personali, pubblicati non per diventare influencer ma per il piacere della scrittura.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un aumento considerevole del numero di servizi VPN offerti al pubblico.
La maggior parte di questi servizi decanta grandi capacità di sicurezza e politiche di zero log.
Tutta questa pubblicità ha convinto molte persone che sia sufficiente scaricare un piccolo programma VPN per poter navigare in totale anonimato quasi che si trattasse di una sorta di scudo magico.
Nulla di più falso.
Una VPN consente unicamente di creare un tunnel sicuro dal punto A al punto B, ma tutto ciò che accade dopo non è affatto anonimo e protetto dalla VPN.
In informatica spesso le cose più semplici sono le più potenti e versatili.
Basti pensare a come è nato il World Wide Web o come sono strutturate le pagine HTML.
Da questo punto di vista i software proprietari usano spesso dei formati speciali per salvare i dati.
Al contrario i progetti open source si basano su formati aperti nei quali bastano dei semplici file di testo per registrare informazioni.
Questo è uno dei veri punti di forza dei software open source, ovvero quello di consentire una facile migrazione dei dati magari verso altri programmi o semplicemente per avere una facile compatibilità e accesso in futuro verso quegli stessi dati.
Scrivere è un processo creativo.
A voler ben vedere è sufficiente pubblicare un breve testo per farvi diventare un “creator”.
Indipendentemente dal fatto di scrivere cose semplici o complicate la vostra mente passerà in una sorta di flusso creativo.
Questa creatività vi consente di esprimervi in modo simile a quando una persona disegna o crea un brano musicale.
Interessante, non trovate?
Il linguaggio markdown è semplice ed essenziale e proprio per queste stesse caratteristiche risulta essere molto potente.
Vi consente concentrarvi sulla scrittura del testo anziché sulla sua formattazione.
Se ancora non conoscete markdown e volete conoscere qualcosa in più allora vi invito ad andare su questa pagina di Wikipedia.