Streaming: tanti contenuti, ma la qualità?
L'esplosione delle piattaforme di video on demand a pagamento viaggia di pari passo con l'appiattimento dell'offerta
Alzi la mano chi si è dimenticato spesso il finale di serie televisive seguite per diverso tempo con tanto interesse. Oppure di aver interrotto a metà una serie in quanto diventata noiosa, ripetitiva ed improvvisamente fuori contesto rispetto alle stagioni precedenti.
Personalmente mi è capitato più volte.
Se fate attenzione e porrete questa domanda anche ad altre persone probabilmente scoprirete di non essere i soli ad aver sperimentato qualcosa di simile.
Contenuti (quasi) illimitati sempre a portata di mano
In parte è normale, alla lunga le serie TV diventano ripetitive e dopo un certo numero di stagioni esauriscono il successo del pubblico interessato a qualcosa di nuovo. Questo è certamente vero ed è sempre avvenuto, ma negli ultimi anni il processo si è particolarmente accelerato con l'arrivo delle piattaforme streaming.
Tante serie TV a disposizione on demand quando vogliamo e per quanto vogliamo.
Quindi libero sfogo al binge watching (che non ho mai amato) ed a tutto ciò che ne consegue. Questa grande disponibilità di titoli ha fatto sì che il prodotto audiovisivo non sia più centellinato come nei classici canali televisivi ma che le intere serie TV venissero pubblicate subito ed al completo (fortunatamente per alcune serie è prevista l'uscita di un episodio a settimana) con una corsa sfrenata a guardare questi nuovi prodotti.
Alcune piattaforme come Netflix permettono di vedere quali sono i film / le serie TV più visti del proprio paese.
Mi stupisco sempre di quanto repentinamente la maggior parte dei titoli più visti cambino di settimana in settimana (a volte nell'arco di pochi giorni / ore), segno però di quanto siano importanti i nuovi contenuti per queste piattaforme.
Qualità dei contenuti sempre più scarsa
Dal momento che gli abbonati pagano l'utilizzo della piattaforma di mese in mese è necessario per queste piattaforme proporre continuamente nuovi contenuti che siano in grado di catturare l'interesse del proprio abbonato.
Quindi via con algoritmi in grado di studiare i film / telefilm che ci sono più affini ed a proporceli creando una sorta di bolla nella quale ci verranno proposte sempre con più insistenza lo stesso tipo di contenuti. Da un lato questo è un vantaggio per l'abbonato in quanto potrà facilmente accedere a contenuti di suo gradimento, dall'altro però la sperimentazione di nuovi contenuti magari un po' diversi dal solito verrà penalizzata.
Oltre a questo però il vero problema è che dovendo sfornare continuamente nuove serie e film questi devono continuamente essere studiati, prodotti e distribuiti in una sorta di loop infinito che non prevede sosta alcuna.
Una voracità del sistema che ritengo stia producendo un calo qualitativo dei prodotti proposti a catalogo per la maggior parte sempre meno innovativi e che sembrano essere prodotti unicamente per essere dati in pasto agli abbonati.
Una vera e propria bulimia che nonostante i vasti cataloghi a disposizione costringe a sottoscrivere abbonamenti a più servizi di streaming alla ricerca di un prodotto di qualità che è sempre più difficile trovare.
L'oroscopo dei virologi 2021
Nell'epoca del virus una previsione per l'anno che sta iniziando
Il 2020 ci ha lasciato in dote la figura taumaturgica del virologo a causa della pandemia globale di Covid-19.
Da studioso di laboratorio a star dei salotti buoni della televisione. Da uomo di scienza a commentatore ed opinionista.
Tutto (quasi) normale conoscendo il tritacarne informativo nostrano. Nel Belpaese è stata evidente sin da subito la piega poco scientificamente accurata del dibattito nei mass media sulla pandemia.
Tra confusione e disinformazione
Alle croniche lacune scientifiche del giornalismo italiano (ormai qualitativamente sempre più in caduta libera, tranne alcune isole felici) si sono aggiunte notizie parzialmente o totalmente false che hanno creato giustamente panico e confusione nella popolazione. Qualche virologo si è rifiutato di partecipare a questo spettacolo, altri invece hanno prestato il fianco alla spasmodica ricerca del titolo sensazionalistico da sbattere in prima pagina.
Se è comprensibile che le conoscenze del virus fossero pressochè nulle all'inizio non lo è altrettanto il dibattito surreale a suon di interviste e controinterviste che è continuato per mesi e mesi. Il virus è morto, anzi non lo è. La seconda ondata non ci sarà, anzi c'è già. Il vaccino non verrà approntato prima di tre anni, anzi il vaccino è già stato approvato ed è in distribuzione.
Insomma tutto il contrario di tutto con virologi divisi in fazioni e con idee e teorie che cambiano più in fretta delle stagioni. Dagli apocalittici ai minimizzatori, insomma una gran confusione che con la scienza poco ha a che fare.
Dibattito scientifico al palo
Se è vero che il metodo scientifico richiede un dibattito in merito ad ogni affermazione e che queste devono essere corroborate da prove (statistiche, modelli matematici etc...) questo dialogo deve avvenire con pubblicazioni su riviste scientifiche, non in TV o a suon di articoli sui principali quotidiani nazionali che generano solo confusione nel pubblico ed alimentando facili sensazionalismi.
La mia previsione è che purtroppo anche il 2021 proseguirà sulla falsariga del 2020 e ci regalerà delle chicche imperdibili.
Cosa abbiamo imparato dalla Brexit
Le separazioni non sono mai semplici, lo abbiamo imparato anche da quanto avvenuto con l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea
Da oggi ufficialmente il Regno Unito non fa più parte dell'Unione Europea ed entrano in vigore gli accordi siglati in extremis tra le due parti. La Hard Brexit è stata scongiurata (all'ultimo secondo) ma sono diverse le cose che a mio parere abbiamo imparato.
La (momentanea) sparizione degli euroscettici
Forse anche voi come me vi siete resi conto che negli ultimi mesi sembrano essere spariti dai radar tutti quegli euroscettici che propugnavano l'uscita dall'Euro e dall'Unione Europea. Non preoccupatevi, ritorneranno.
Nel frattempo però la Brexit ha indebolito la loro posizione dal momento che è diventato palese che uscire dall'Unione Europea non è (giustamente) una passeggiata in virtù di accordi presi, legislazioni vigenti e quant'altro.
Insomma se in Gran Bretagna sono saltati due primi ministri (Cameron e May) figurarsi cosa accadrebbe in Italia che di aplomb inglese è molto meno munita. Un altro elemento che ha contribuito a rendere il discorso dell'uscita dall'UE meno di attualità è stata sia l'epidemia Covid-19 che la prospettiva di ricevere una cospicua somma di investimenti da parte dell'Europa.
Next Generation EU: una sfida per la maturità del nostro paese
Si tratta del Next Generation EU (da noi anche noto come Recovery Fund). Dopo che per anni l'Unione è stata accusata di non aver agevolato l'Italia ecco che è arrivato un consistente aiuto da parte di Bruxelles nei confronti del nostro Paese. Ora non ci sono scuse (pure per gli euroscettici) e dovremo essere noi in grado di spendere le risorse che ci verranno garantite per le nostre generazioni future.