Algoritmocrazia

Gli algoritmi stanno diventando sempre più importanti nell'era dell'informazione connessa.

Decidono in modo automatico quali contenuti mostrarvi nella homepage di Youtube, quali canzoni suggerirvi su Spotify, quali siti inserire per primi nelle vostre ricerche su Google, quali post su Facebook, Twitter, Instagram farvi vedere.

Ovviamente ciò che viene mostrato dovrebbe essere pertinente ai vostri interessi (ma soprattutto a quelli della piattaforma e degli inserzionisti), ed è quindi per questo che è facile passare un sacco di tempo su queste piattaforme senza quasi rendersene conto.

Un effetto collaterale di questi algoritmi è che tendendo ad evidenziarvi sempre contenuti simili a quelli che avete già visto sono in grado di chiudervi in una sorta di “bolla informativa”.

Per questo chi guarda contenuti terrapiattisti tenderà a vedersi proposti contenuti inerenti a questo argomento, stesso discorso per quanto riguarda i no vax o i complottisti.

Credo che per questa ragione le piattaforme che utilizzano algoritmi di questo tipo debbano assumersi delle responsabilità di fronte ai governi, agli utenti ed agli inserzionisti stessi.

Senza una maggiore presa di coscienza di questo problema non potranno essere intraprese delle misure correttive che consentano una maggiore libertà di informazione per gli utenti stessi di queste piattaforme.


Antropocene

Recentemente ho scoperto una nuova parola di cui non avevo mai sentito parlare: antropocene.

Questa la definizione estratta da Wikipedia:

L'Antropocene è una proposta epoca geologica, nella quale l'essere umano con le sue attività è riuscito con modifiche territoriali, strutturali e climatiche ad incidere su processi geologici.

Probabilmente sentiremo questo termine sempre più spesso data la crescente sensibilità nei confronti della sostenibilità ambientale.

Sicuramente la presenza umana modifica per definizione l'ambiente in cui vive. Infatti oggi studiamo gli effetti delle nostre attività antropiche sul nostro pianeta, diventa quindi ancora più importante valutare come l'impatto umano possa essere ridotto allo stretto necessario cercando di diventare il più sostenibile possibile.


Seaspiracy

Seaspiracy è un film / documentario pubblicato su Netflix nel marzo di quest'anno.

Questo docufilm controverso intende informare l'opinione pubblica su come e quanto lo sfruttamento commerciale dei mari stia producendo enormi ed irreparabili danni all'ecosistema marino.

Il documentario mostra scene molto crude e lascia intendere che vi sia una sorta di complotto per non far sapere quale sia il vero problema ecologico del pianeta: la pesca intensiva.

Personalmente non credo nei complotti. Certamente sono tanti i problemi sollevati dagli autori del documentario e credo che valga la pena approfondire ulteriormente questi temi proprio alla luce delle tesi sollevate nel film.


Riscoprire il territorio

Tra le tante cose che questo anno di pandemia ci ha insegnato c'è la riscoperta del territorio vicino a casa.

Perlomeno è quello che personalmente ho sperimentato.

Non che non conoscessi il mio territorio, anzi spesso assieme a mia moglie abbiamo girovagato per il paesi della provincia di Como e di quella di Varese visitando piccoli borghi e scoprendo storie, sentieri e perle artistiche poco conosciute.

Nell'annus horribilis del turismo e del viaggiare, tra lockdown e zone rosse riscoprire sentieri dietro casa è stato molto bello e mi ha fatto riflettere su quanta ricchezza il nostro territorio ha da offrire e che spesso non siamo in grado di apprezzare.

Siamo stati un popolo di conquistatori, artisti e navigatori e forse siamo troppo abituati alla bellezza del nostro paese per poterlo apprezzare sempre nel miglior modo.

Del resto se visitare l'Italia è il sogno di milioni di turisti in tutto il mondo un motivo ci sarà...


La gioia di scrivere

Trovo particolarmente bello avere uno spazio online al di fuori dei social nel quale scrivere di ciò che voglio (e quando voglio).

Scrivere mi aiuta a riordinare i pensieri, rilassarmi ed a mantenere una certa vena creativa.

Bastano poche righe per vederne gli effetti positivi.

Non sono mai riuscito a tenere un diario personale cartaceo ed un blog a pensarci bene è qualcosa di molto simile.

Il problema principale è quello di mantenere una certa costanza nel pubblicare i propri articoli. Non sempre è facile considerato che al giorno d'oggi siamo tutti pieni di impegni.

Ci proverò, tenendo presente che scrivere deve essere una gioia, non una costrizione.


Tanto streaming, poca qualità

Recentemente ho riflettuto parecchio su quanto stiano spopolando i servizi di streaming video.

Nel giro di pochi anni si sono letteralmente moltiplicate le proposte: Netflix, Prime Video, Apple TV+, Disney+, Discovery+, Now, Infinity, Tim Vision, Starzplay etc...

Una vera e propria giungla di abbonamenti che stanno riscontrando sempre più favore tra le nuove generazioni e contemporaneamente mettendo in difficoltà business consolidati come la pay tv via satellite.

In tutto questo cambiamento ho però notato un sempre maggiore appiattimento dell'offerta di queste piattaforme.

Ci sono moltissime serie TV su ciascun catalogo di queste piattaforme, ma faccio sempre più fatica a trovare qualcosa di realmente interessante ed originale che vada la pena vedere.

Non trovate anche voi che ci sia una sorta di appiattimento verso il basso nella qualità offerta da questi servizi?


The Social Dilemma

Ho visto solo recentemente il documentario Netflix che tanto ha fatto discutere lo scorso anno: The Social Dilemma.

Non ho seguito per nulla il dibattito online scaturito a suo tempo da questo docufilm anzi ho preferito attendere qualche mese prima di guardarlo per poter valutarne con calma i contenuti.

Devo dire che mi trovo molto in sintonia con il messaggio trasmesso da questo documentario e senza saperlo avevo già quasi totalmente eliminato la mia partecipazione ai social network.

Quanto mostrato dal docufilm non ha fatto che confermare quanto già avevo sperimentato (in piccola scala ovviamente) nella mia vita personale.

Le tematiche affrontate sono molte e non voglio discuterne qui, invito comunque alla visione di questo titolo.

Mi rendo conto che per alcuni questo documentario possa creare fastidio, ma è necessario che ciascuno rifletta sul ruolo di queste piattaforme nella vita quotidiana delle persone.


Microblog vs. social network

Personalmente preferisco scrivere qualche minuto nel mio piccolo blog personale piuttosto che trascorrere ore ed ore incollato alle applicazioni social studiate apposta per massimizzare il tempo trascorso all'interno delle stesse.

Da quando ho ridotto la mia presenza nei social network sono riuscito a riappropriarmi del mio tempo ed ho iniziato a non sentire più la necessità di leggere e partecipare ad interminabili dibattiti online.

Ora riesco a dedicare più tempo alla lettura e trovo più naturale scrivere nel mio blog anziché all'interno di Facebook, Twitter, etc...

Mi rendo conto che non è stato molto difficile per me in quanto già in precedenza non ero un accanito frequentatore di queste piattaforme social, tuttavia anche così ho notato un vero e proprio effetto positivo legato al loro non utilizzo.


Continuano le stragi nel Mediterraneo

Ci troviamo tristemente ancora davanti all'ennesimo naufragio di migranti in rotta verso l'Europa.

Cadaveri. Non possiamo non indignarci di fronte alle immagini di corpi senza vita e nella sostanziale indifferenza / incapacità di nazioni ed istituzioni europee.

Persone. Donne, uomini, ragazzi e bambini in fuga da guerre e miseria in cerca di un futuro migliore.

Aiuto. Soccorsi che vengono effettuati dalle poche associazioni della società civile che non accettano queste stragi silenziose.

Per queste ragioni già dallo scorso anno ho deciso di sostenere la nuova associazione ResQ (People Saving People) che intende svolgere attività di salvataggio in mare.

Perché ogni vita conta.


Prendere appunti con l'email

Ho recentemente letto un articolo che mi ha fatto riflettere su quanto siamo spesso portati (io per primo) ad utilizzare servizi web che propongono di aiutarci ad essere più produttivi.

Molte volte basta invece impegnarsi un poco per trovare soluzioni alternative.

L'articolo in questione è questo e parla di come l'autore abbia sostituito le applicazioni per prendere appunti (note-taking app) semplicemente aprendo una nuova casella di posta elettronica utilizzata unicamente per questo scopo.

Si tratta sicuramente di una soluzione creativa che può risultare effettivamente interessante per molte persone.


Distanziamento sociale (online)

Ultimamente sto trovando più piacere dallo scrivere sul blog che nell'utilizzare i social network (che ho praticamente abbandonato pur mantenendone gli account).

Personalmente mi sono proprio stancato delle infinite discussioni accese su Facebook e Twitter.

Persino Instagram ormai sta assumendo le caratteristiche di certe riviste patinate anni '90.

Preferisco (almeno per il momento) praticare questa sorta di distanziamento sociale online.


Scrivere un blog è un hobby?

Penso di sì, scrivere e mantenere un blog è una sorta di hobby.

Si possono scrivere articoli brevi o lunghi a seconda degli argomenti preferiti.

Molti esperti di marketing rabbrividiranno alle mie parole, ma chiarisco che mi sto riferendo a blog personali, pubblicati non per diventare influencer ma per il piacere della scrittura.


L'illusione delle VPN

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un aumento considerevole del numero di servizi VPN offerti al pubblico.

La maggior parte di questi servizi decanta grandi capacità di sicurezza e politiche di zero log.

Tutta questa pubblicità ha convinto molte persone che sia sufficiente scaricare un piccolo programma VPN per poter navigare in totale anonimato quasi che si trattasse di una sorta di scudo magico.

Nulla di più falso.

Una VPN consente unicamente di creare un tunnel sicuro dal punto A al punto B, ma tutto ciò che accade dopo non è affatto anonimo e protetto dalla VPN.

Ciò non significa che le VPN siano inutili, anzi sono un validissimo strumento che però deve essere utilizzato con consapevolezza.


La potenza dei file di testo

In informatica spesso le cose più semplici sono le più potenti e versatili.

Basti pensare a come è nato il World Wide Web o come sono strutturate le pagine HTML.

Da questo punto di vista i software proprietari usano spesso dei formati speciali per salvare i dati.

Al contrario i progetti open source si basano su formati aperti nei quali bastano dei semplici file di testo per registrare informazioni.

Questo è uno dei veri punti di forza dei software open source, ovvero quello di consentire una facile migrazione dei dati magari verso altri programmi o semplicemente per avere una facile compatibilità e accesso in futuro verso quegli stessi dati.

Spesso invece i software proprietari utilizzano proprio dei formati non standard per rendere più difficile che possiate abbandonare quello stesso software in futuro.

Diventa quindi importante pensare anche a queste cose quando si sceglie di utilizzare un determinato programma anziché un altro.


La scrittura è un processo creativo

Scrivere è un processo creativo.

A voler ben vedere è sufficiente pubblicare un breve testo per farvi diventare un “creator”.

Indipendentemente dal fatto di scrivere cose semplici o complicate la vostra mente passerà in una sorta di flusso creativo.

Questa creatività vi consente di esprimervi in modo simile a quando una persona disegna o crea un brano musicale.

Interessante, non trovate?


Il linguaggio markdown

Il linguaggio markdown è semplice ed essenziale e proprio per queste stesse caratteristiche risulta essere molto potente.

Vi consente concentrarvi sulla scrittura del testo anziché sulla sua formattazione.

Se ancora non conoscete markdown e volete conoscere qualcosa in più allora vi invito ad andare su questa pagina di Wikipedia.


Perchè scrivere un blog

Ci sono tanti motivi per iniziare tenere un blog / microblog.

Il primo è che consente di scrivere qualcosa invece che utilizzare ad esempio Facebook o Twitter. Immediato, semplice e veloce.

Un altro grande vantaggio è che avendo un proprio spazio online non si è soggetti agli algoritmi dei social network che decidono autonomamente cosa far vedere e a quale persona.

Dal punto di vista della privacy dei dati siete voi a decidere se utilizzare una piattaforma blog già esistente oppure se avete competenze (e voglia) di gestire direttamente voi la piattaforma lato server. Oggi esistono molte soluzioni che vi consentono di farlo, basterà fare un salto su un motore di ricerca per trovare qualcosa che fa al caso vostro.

Insomma nel vostro spazio online siete voi i padroni e non gli ospiti. 😉


Festival di Sanremo 2021, una edizione speciale

Quest'anno il Festival della canzone italiana avrà un obiettivo inedito. Parlare di musica facendo scordare per qualche serata zone rosse, varianti e vaccini

Missione particolare quella di quest'anno del Festival di Sanremo con divieto di assembramenti e rispetto di tutte le prescrizioni di sicurezza contro il Covid-19.

Sarà quindi una edizione “blindata” ma con uno scopo preciso, quello di far ascoltare la musica italiana (e portarci in dote il consueto numero di polemiche collegate).

Ad alcuni potrebbe sembrare futile, ma forse mai come in questo periodo c'è bisogno di qualche argomento leggero che possa per qualche giorno distrarre tutti dal difficile momento che stiamo passando (non solo in Italia ma nel mondo intero).

Bentornato Sanremo.


Un anno di virus

Il 21 febbraio 2020 l'Italia scoprì che il Covid-19 era già diffuso nel cuore della pianura Padana. Da allora tutto è cambiato, ma anche noi non siamo più gli stessi

Fu proprio a Codogno in provincia di Lodi che esattamente un anno fa gli italiani capirono che il virus che arrivava da oriente in realtà era già qui da noi.

La gravità della situazione fu subito chiara e la diffusione del virus obbligò a procedere con i vari lockdown, dapprima mirati in singole zone, poi in tutto il paese.

Il resto è storia recente, ma continueranno a restare nella memoria collettiva le immagini di medici ed infermieri stremati negli ospedali, le file di camion militari per portare via i cadaveri delle vittime a Bergamo e l'abnegazione dei volontari del 118 nel soccorrere i malati.

Forse non tutti ce ne rendiamo ancora perfettamente conto, ma il virus ha segnato uno spartiacque tra un prima di cui conosciamo la storia ed un dopo ancora tutto da scrivere.


I colossi del web sfidano le nazioni

Fa discutere la scelta di Facebook di bloccare i contenuti media in Australia in risposta alla proposta di legge che vuole far pagare ai colossi del web la pubblicazione di notizie. Ma stiamo solo parlando della punta dell'iceberg

Ci permettono di navigare ed utilizzare la posta elettronica tramite i loro server, ci consentono di rimanere in contatto tramite le loro app, ci garantiscono di essere sempre raggiungibili e di lavorare tramite i loro sistemi operativi su smartphone e computer.

Sono i giganti della rete. Google, Apple, Microsoft, Amazon, Facebook solo per citare le aziende più importanti in occidente. Hanno fatturati talmente importanti da far impallidire intere nazioni in via di sviluppo.

Con le loro tecnologie sono in grado di indirizzare la crescita industriale dell'intero pianeta.

Lo scrivo qui per non essere frainteso: questo articolo non vuole essere un atto di accusa ideologico verso queste grandi aziende che sono state in grado di innovare e cambiare le vite delle persone grazie ai loro software ed alle loro invenzioni.

L'accusa che rivolgo è invece alla politica (nazionale ed internazionale) che su questi temi ha dormito per anni salvo poi svegliarsi un giorno rendendosi conto che queste aziende sono in grado di dialogare a tu per tu con loro, quasi come fossero nazioni “virtuali e parallele” con cui bisogna venire a patti, pena ritorsioni nelle vite reali delle persone.

Troppo tardi ci si è accorti che queste aziende portavano sì posti di lavoro, ma la maggior parte all'estero. Troppo tardi ci si è accorti che queste aziende facevano sì utili, ma la maggior parte all'estero. Troppo tardi ci si è accorti che queste aziende aprivano nuove opportunità, ma di guadagno per loro stesse. Troppo tardi ci si è accorti che mentre si elaboravano i piani per portare la banda larga nel nostro paese il petrolio delle informazioni che viaggiano sulle quelle stesse reti era gestito da poche multinazionali private dall'altra parte del mondo. Troppo tardi ci si è accorti che il dazio da pagare per usufruire dei servizi gratuiti offerti da queste società era quello di rinunciare alla privacy degli utenti.

Quindi tutto è perduto?

Assolutamente no, serve quanto prima un coordinamento delle nazioni per garantire che lo sviluppo portato dalle nuove tecnologie e da queste società avvenga in modo armonioso e consenta una maggiore apertura del mercato a nuove aziende garantendo regole comuni in tutto il mondo senza “zone franche”.

Utopia?

Lo scopriremo nei prossimi anni.