I colossi del web sfidano le nazioni

Fa discutere la scelta di Facebook di bloccare i contenuti media in Australia in risposta alla proposta di legge che vuole far pagare ai colossi del web la pubblicazione di notizie. Ma stiamo solo parlando della punta dell'iceberg

Ci permettono di navigare ed utilizzare la posta elettronica tramite i loro server, ci consentono di rimanere in contatto tramite le loro app, ci garantiscono di essere sempre raggiungibili e di lavorare tramite i loro sistemi operativi su smartphone e computer.

Sono i giganti della rete. Google, Apple, Microsoft, Amazon, Facebook solo per citare le aziende più importanti in occidente. Hanno fatturati talmente importanti da far impallidire intere nazioni in via di sviluppo.

Con le loro tecnologie sono in grado di indirizzare la crescita industriale dell'intero pianeta.

Lo scrivo qui per non essere frainteso: questo articolo non vuole essere un atto di accusa ideologico verso queste grandi aziende che sono state in grado di innovare e cambiare le vite delle persone grazie ai loro software ed alle loro invenzioni.

L'accusa che rivolgo è invece alla politica (nazionale ed internazionale) che su questi temi ha dormito per anni salvo poi svegliarsi un giorno rendendosi conto che queste aziende sono in grado di dialogare a tu per tu con loro, quasi come fossero nazioni “virtuali e parallele” con cui bisogna venire a patti, pena ritorsioni nelle vite reali delle persone.

Troppo tardi ci si è accorti che queste aziende portavano sì posti di lavoro, ma la maggior parte all'estero. Troppo tardi ci si è accorti che queste aziende facevano sì utili, ma la maggior parte all'estero. Troppo tardi ci si è accorti che queste aziende aprivano nuove opportunità, ma di guadagno per loro stesse. Troppo tardi ci si è accorti che mentre si elaboravano i piani per portare la banda larga nel nostro paese il petrolio delle informazioni che viaggiano sulle quelle stesse reti era gestito da poche multinazionali private dall'altra parte del mondo. Troppo tardi ci si è accorti che il dazio da pagare per usufruire dei servizi gratuiti offerti da queste società era quello di rinunciare alla privacy degli utenti.

Quindi tutto è perduto?

Assolutamente no, serve quanto prima un coordinamento delle nazioni per garantire che lo sviluppo portato dalle nuove tecnologie e da queste società avvenga in modo armonioso e consenta una maggiore apertura del mercato a nuove aziende garantendo regole comuni in tutto il mondo senza “zone franche”.

Utopia?

Lo scopriremo nei prossimi anni.